giovedì 31 maggio 2007

Il consenso sulla Limba Sarda Comuna







Caro Giorgio,

tu non eri a Paulilatino, altrimenti non avresti pubblicato le cose che ho letto. Ho la fortuna di aver lavorato a lungo con te, perciò mi preme che tu sappia alcuni dati di fatto.

Renato Soru si è accorto che è ora di finirla con quelli che “ne parlano ma non la parlano” (sa limba, ovviamente) e perciò stesso ne hanno paura - come i bambini del buio - e la combattono. In genere non sono linguisti, e si vede.
Alcuni fra costoro dicono delle menzogne, forse anche involontariamente (non conoscono le norme europee in materia di lingue delle minoranze).
Basta leggere la relazione del linguista Roberto Bolognesi sulla Lsc per sapere quale sia il problema vero: chi ne ha scritto non l'ha letta, altrimenti avrebbe affermato cose diverse. Ma profetizzare che è destinata ad ammuffire negli scaffali della Regione equivale a non sapere quel che si dice o a non dire quel che si sa. In ogni caso, si tratta di un esperimento (Renato Soru l'ha ribadito chiaramente) che va sottoposto a verifica di gradimento e non vincola nessuno, tanto meno esclude le parlate locali.
La volontà della gente risulta chiara anche dalla ricerca dei professori Oppo e Lupinu, che pure non prende in esame - è stato denunciato pubblicamente anche questo, a Paulilatino - l'area del Supramonte che va da Oliena a Talana-Urzulei.
Le acrimonie di qualche accademico triste sono destinate a morire nell'oblio: la lingua è un organismo vivente e se ne frega delle riflessioni a tavolino, nate nella disperazione della solitudine e nei capricci radical chic.
Chi accusa Soru di modi bruschi non ha visto all'opera il professor Lupinu.
I sostenitori dell'uso della lingua sarda e della sua difesa sanno di aver vinto la battaglia (lo sapevano anche prima dell'ufficializzazione dei risultati della ricerca sociolinguistica). E non mostrano segni di nervosismo, al contrario di alcuni esponenti dell'altra parte che farebbero bene a leggersi il De ira di Seneca nella lingua originale. Ma molti di loro, fra cui anche accademici illustri o presunti tali, non conoscono il latino. A dolu mannu insoro.
Ti abbraccio con l'affetto e la stima di sempre.

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